Pochi conoscono la vera storia | La verità nascosta dietro la Calia e la Simenza siciliana
I catanesi adorano la “calia e simenza”. Ma pochi sanno che questo snack ha origini rituali millenarie legate al fuoco e all’identità siciliana.

Il profumo che domina le piazze di Catania
Catania ha un odore preciso, riconoscibile tra mille: è quello delle arachidi tostate e dei semi di zucca salati. La mitica “calia e simenza” è più di uno spuntino: è una dichiarazione identitaria che ogni catanese conosce fin da bambino. Le bancarelle mobili con i bracieri sono ancora oggi presidio urbano e folkloristico. Ma la storia di questo snack affonda le radici in riti antichi, ben oltre la semplice fame.
Un rito di strada che nasce da riti religiosi
Il nome “calia” deriva dall’arabo qalī (tostato), mentre “simenza” indica i semi, in particolare quelli di zucca. L’abitudine di arrostire e vendere legumi e semi per strada si è evoluta dal rito delle festività religiose, come quelle in onore di Sant’Agata a Catania, dove il fuoco e il cibo semplice rappresentavano purificazione e devozione popolare.
Dai fuochi di Sant’Agata ai quartieri popolari
Durante la festa di Sant’Agata, ancora oggi, “calia e simenza” sono onnipresenti. I venditori preparano il braciere con carbone e ruotano continuamente il contenuto in grandi tamburi di metallo, creando un profumo irresistibile. Questo gesto si tramanda da generazioni. I quartieri popolari di Catania – da San Cristoforo a Picanello – hanno visto intere famiglie sopravvivere vendendo semi tostati, spesso lavorati in casa.
Una cultura orale che ha attraversato le epoche
La tradizione della “calia e simenza” non è mai stata scritta nei libri, ma vive nella memoria collettiva dei catanesi. È una cultura trasmessa per imitazione, dai gesti del venditore, al modo di salare perfettamente le arachidi, fino alle urla in dialetto per attirare clienti:
“Calìa ca scotta! Simenza frisca!”
Chiunque sia cresciuto a Catania riconosce queste voci come parte dell’infanzia, delle fiere, del calcio in piazza.
Calia e simenza oggi: folklore o business?
Oggi “calia e simenza” non sono più solo tradizione: sono diventati anche un business gastronomico moderno. Alcuni bar li servono in versione gourmet, mentre food blogger siciliani li propongono in varianti rivisitate. Eppure, il cuore di questa usanza resta sempre per strada, tra carbone, mani annerite e il rumore dei tamburi rotanti.
Una lingua viva nel cibo dei catanesi
Il dialetto catanese vive attraverso la “calia e simenza”. Non si dice “arachidi e semi”, ma solo “calìa e simenza”. Questa dicitura è così consolidata che è entrata nel parlato quotidiano, nei proverbi e persino nella musica folkloristica locale.