Le ricette siciliane segrete che sono uscite allo scoperto | Svelati gli arcani gastronomici più incredibili
Un libro lungo cinque anni e un tour tra monasteri quasi scomparsi svelano i dolci dimenticati dell’Isola, tra leggende, archivi e sapori che rischiano di sparire per sempre.

Dietro i cancelli chiusi dei conventi: dove ancora si impastano i dolci della memoria
Un libro, certo. Ma anche una mappa, un diario di viaggio, una dichiarazione d’amore. Quello di Maria Oliveri, storica e saggista, è un lavoro che ha richiesto cinque anni di esplorazioni, archivi, ricette antiche e testimonianze monastiche, per raccontare una Sicilia che resiste nel profumo di un biscotto, nel silenzio di un chiostro e nel segreto di un impasto tramandato solo a voce.
Non un semplice ricettario
La pubblicazione si chiama "Trionfo della gola - la pasticceria dei monasteri di Sicilia", ma il titolo inganna: non si tratta solo di dolci. Ogni ricetta è una chiave che apre la porta su una storia, un convento, una leggenda, un gesto. E proprio Palermo, Catania, Mazara del Vallo, Alcamo e Palma di Montechiaro diventano tappe di un pellegrinaggio culturale e sensoriale, tra monasteri che spesso non esistono più e monache ormai scomparse.
La Oliveri lo dice chiaramente: «Parlare di dolci è spesso solo una scusa per raccontare altro. Leggende, rivoluzioni, vite nascoste».
Dolci quasi scomparsi (ma non del tutto)
Ova Murina, ‘Nfasciateddi, spina santa, cassatelle, biscotti al latte. Sono solo alcuni dei nomi che riemergono tra le pagine del libro. Dolci che non si trovano nelle pasticcerie, ma nei ricordi di poche suore superstiti, nei registri ingialliti di spesa, nelle cucine delle famiglie che si tramandano oralmente i segreti di un impasto “santo”.
Ma se il profumo resiste, è grazie a una memoria che l’autrice ha deciso di salvare nero su bianco.
Un lavoro quasi da archeologa
Per raccogliere tutto questo, Maria ha visitato conventi dove ancora si impastano dolci con il silenzio come ingrediente principale. Si è fatta aiutare dal marito-autista e dalla sorella-teologa, bussando a porte che solo un biglietto da visita speciale poteva far aprire: quello della pazienza e del rispetto.
E con lo stesso spirito ha frugato negli archivi storici di Palermo, dove ha trovato la vera identità della pasticceria conventuale: porzioni minime, nessun eccesso, nemmeno nei giorni di festa. Un biscotto e niente più. Solo la priora ne poteva avere due.
Una Sicilia che non si dimentica
C’è una mappa, anzi una cartolina dolce, allegata al libro. E dietro, nascosto come in ogni viaggio che si rispetti, un QR Code che porta dentro i borghi, i conventi, le storie. Ogni dolce ha un luogo, ogni luogo una leggenda.
E se domani questi monasteri non esisteranno più – e forse davvero tra cinque anni non ne resterà nessuno – almeno resterà la memoria. Mangiata, letta, tramandata.
Perché il sapore di un’isola passa anche da un biscotto fatto con devozione. E ogni dolce, come ogni parola, è una forma di resistenza.