“Dormono sui cartoni per un documento”: la denuncia choc di Catania Antirazzista davanti alla Questura
Catania Antirazzista denuncia le condizioni disumane dei migranti costretti a passare la notte sul marciapiede per ottenere un appuntamento in Questura, tra sfruttamento e diritti negati

Nel cuore della città etnea, a pochi passi dal mare e dall’indifferenza quotidiana, si consuma un dramma silenzioso. La pagina social Catania Antirazzista, insieme al sindacato USB, ha rilanciato un appello accorato contro una realtà disumana: ogni notte, decine di migranti si accampano sul marciapiede di Viale Africa, davanti agli Uffici della Questura, per cercare di ottenere un appuntamento utile al rinnovo o al rilascio dei documenti di soggiorno. Senza riparo, senza servizi, e spesso senza voce.
Notte dopo notte, invisibili sul marciapiede
Le immagini e i racconti sono quelli di una città che sembra voltarsi dall’altra parte. I migranti arrivano da tutta la provincia, dormono su cartoni, sotto il sole o la pioggia, per guadagnarsi un posto scritto a penna su un foglio attaccato a un muro. Non è solo una fila per un documento: è una lotta per ottenere il diritto stesso a esistere. Un appuntamento perso può significare l’impossibilità di lavorare, di affittare una casa, di curarsi. Una condizione di precarietà che, secondo Catania Antirazzista, si trasforma in strumento sistemico di sfruttamento.
La solidarietà in azione e la denuncia politica
Nella notte tra l’8 e il 9 giugno, Catania Antirazzista e USB hanno portato cibo, bevande e solidarietà concreta davanti alla Questura, ascoltando le storie di chi aspetta ogni notte, ma anche lanciando una forte accusa politica: è inaccettabile che nell’era della digitalizzazione non sia possibile fissare un appuntamento online. Il post diffuso sui social denuncia come le politiche migratorie italiane abbiano prodotto invisibilità, sfruttamento e marginalizzazione di migliaia di persone, utili alla propaganda di chi lucra sul disagio. La richiesta è chiara: regolarizzazione immediata, rispetto dei diritti e accesso ai servizi essenziali. E un invito alla cittadinanza: «Non possiamo essere complici del silenzio. Organizziamoci, lottiamo, partecipiamo».