"Torna Parrinu e sciuscia", perché a San Pietro Clarenza si dice così

Il prete, la lanterna e il cuoco: scopri l'interessante storia di questo detto catanese molto antico

A cura di Simona Lo Certo
13 aprile 2024 02:00
"Torna Parrinu e sciuscia", perché a San Pietro Clarenza si dice così
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Torna parrinu e sciuscia, il detto di chi da fastidio

Il detto siciliano “Torna parrinu e sciuscia” (ovvero “Torna prete e soffia”) è una frase che risuona nelle strade di Catania quando ci si trova di fronte a richieste fastidiose e indesiderate, o quando una discussione sembra arenarsi nel ripetersi ossessivo degli stessi argomenti insulsi.

Usato ancora oggi per indicare una persona insistente e fastidiosa, torna parrinu e sciuscia è un detto che rende bene l’idea e che viene pronunciato da chi sbuffa ritrovandosi di fronte ad un interlocutore che non si tollera.

Sebbene possa sembrare un’espressione futile, in realtà essa ha una storia profonda e affascinante, che affonda le sue radici a San Pietro Clarenza.

Parrinu in campagna
Parrinu in campagna https://depositphotos.com

Torna parrinu e sciuscia, il detto catanese di San Pietro Clarenza

È curioso sapere che questo detto abbia avuto origine in provincia di Catania, da una leggenda che molti ancora conoscono a San Pietro Clarenza, dov’è testimoniata dalla presenza di un altarino di San Leonardo, alla contrada di Santa Margherita e dal misterioso “Palazzazzu”, un’antica dimora dei principi Clarenza situata nella parte meridionale del paese e che anticamente faceva parte del patrimonio cittadino, prima di essere distrutta negli anni ’80 per fare spazio a moderne costruzioni.

Secondo l’antica leggenda, questi luoghi custodiscono un tesoro, vigilato da un “pircanti”, uno gnomo dal caratteristico berretto rosso, in grado di assumere forme sorprendenti, che può manifestarsi come vento, cane che si trasforma in caprone o persino come un prete, apparso spesso all’ora della mezzanotte, momento ideale per simili apparizioni.

In una notte d’autunno durante la vendemmia, poco prima di mezzanotte, il capo dei vendemmiatori, mentre si apprestava ad aprire il palmento per aerare il mosto fermentante, si trovò faccia a faccia con un prete che si avvicinò silenziosamente e spense la luce della lanterna soffiandoci sopra.

Nonostante l’insolito incontro, il contadino riaccese la lanterna, ,a il prete, ancora una volta, spense la luce senza dire una parola.

L’irritato contadino si rivolse così al prete, esclamando: “Torna parrinu e sciuscia! Vossia proprio ccu mia divi schirzari! Ju haiu un sulu prospiru pp’addumalla, è l’omini stannu vinennu!”.

Ancora una volta, la lanterna venne accesa, ma quando il falso prete la spense soffiandoci sopra, il contadino comprese la vera natura dell’apparizione e gridò: “E torna parrinu e sciuscia! Chistu diavulu è!” facendosi il segno della croce. In quell’istante, un fragoroso rumore e una cerchia di fuoco circondarono il falso prete, che scomparse.

Da San Pietro Clarenza, il motto si diffuse in tutta la zona etnea e successivamente in tutta la Sicilia, e anche al di fuori di essa.

Ancora oggi, infatti, questa espressione popolare viene utilizzata per respingere gli importuni che insistono in modo fastidioso, ripetendo con monotonia i loro sciocchi argomenti o insistendo nelle loro sgradite richieste.

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