La magia dei colori di Catania: dal nero lavico al "Cane ca fui"
Dal beige sfumato al rosso arancio, il un colore catanese che racchiude un'infinità di sfumature
Che tipo di colore è quello “di cani ca fui”?
Catania è il capoluogo etneo dove il nero vivido della pietra lavica si incontra con colori accessi e variopinti o altri poco definiti dalla particolare tonalità “di cani ca fui”.
Un colore abbastanza noto a tutti quei catanesi che, per definire una sfumatura cromatica inusuale sono soliti considerarla simile a quella del cane che corre.
Ma perché proprio del cane in fuga?
Il “colore di cani ca fui” è una variante cromatica particolare, dalle sfumature non definite, ma anzi molto approssimative, che fanno pensare a quelle viste o intraviste sul manto di un cane mentre corre velocemente.
E nonostante non ci sia una specifica origine storicamente documentata per questa frase, la sua diffusione indica una sorta di patrimonio linguistico condiviso, tramandato di generazione in generazione. Si tratta di una testimonianza della vitalità e della creatività della cultura siciliana, che si esprime anche attraverso il linguaggio.
A Catania particolarmente, il “colore di cani ca fui” viene utilizza per identificare il colore degli occhi di una persona o al massimo di capelli, cercando di spiegarlo al proprio interlocutore o, per lo meno, di renderne l’idea.
Se sei curioso di sapere qualcosa in più su questo particolare detto, continua a leggere e non te ne pentirai.
Sapevi che il “colore di cani ca fui” è…
È un’espressione tipica di alcune regioni d’Italia, particolarmente utilizzata in Sardegna, dove si è soliti usarla come i “colori de cani fuendi, color’e cani fuendi, o colori ‘e cani fuendi” in un modo di dire ironico e scherzoso per indicare un colore brutto, delle volte orrendo, indefinito e indefinibile.
Un tono cromatico che, simile a un beige sfumato, a un rosso che sfiora l’arancione, castano chiaro o sfumature ocra, evoca la corsa impetuosa di un cane, tanto veloce da rendere difficile persino identificarne la sfumatura.
Malgrado sia una locuzione tipicamente utilizzata nel contesto sardo, le sue origini potrebbero attingere a influenze catalane, com’è suggerito anche dall’opera di Richard Gwyn “Il Colore di un Cane in Fuga”, ambientato a Barcellona, in Catalogna.
Curioso è sapere che anche un noto cantautore come Claudio Baglioni conosce questa tipica espressione, tanto da inserirla nel testo della sua canzone intitolata “Strip-tease”, in cui canta “Un uomo vestito in tonalità di cane in fuga”.
Ecco spiegata allora la sfumatura di questo particolare colore, che sebbene resti indefinito, almeno a Catania rende l’idea.