Segretario Cgil Maurizio Landini tuona: «Ponte Stretto non è priorità, allarme mafie su fondi Pnrr»

Il segretario di Cgil Maurizio Landini non ha mezze misure parlando del Sud e nello specifico della Sicilia: «Non c'è azione per lo sviluppo, Mezzogiorno peggiora»

A cura di Marco D'Urso
22 gennaio 2023 19:13
Segretario Cgil Maurizio Landini tuona: «Ponte Stretto non è priorità, allarme mafie su fondi Pnrr»
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La Sicilia pur essendo un’interessa isola dal punto di vista socio-economico è costantemente relegata a ruolo minore, quasi di fastidio per la politica nazionale. Così, in occasione di un congresso in Sicilia, il segretario di Cgil Maurizio Landini avrebbe potuto migliorare quest’immaginario negativo ma invece sarebbe stato il primo a reiterare quest’idea quasi maligna.

Nello specifico, il segretario Cgil punta il dito su tre problematiche: mancanza di sviluppo, “folle” idea che il Ponte sullo Stretto salvi la Sicilia e infine la mafia che sarebbe impossibile da escludere sui fondi Pnrr: «Siamo scesi in piazza con lo sciopero insieme alla Uil a dicembre proprio perché la legge di bilancio che è stata fatta non solo taglia a chi sta peggio, ma non sta venendo fuori quell’azione di sviluppo e di investimento che deve essere fatta nel Mezzogiorno perché quello che sta succedendo è un ulteriore peggioramento un ulteriore allontanamento rispetto al resto del Paese».

Secondo Landini: «Sul Ponte sullo Stretto, ci sono delle altre priorità per l’isola visto che in Sicilia ci metto più tempo da Palermo ad arrivare a Catania in treno piuttosto che da Torino ad arrivare a Napoli. Credo che ci siano delle emergenze e delle priorità che vengono prima del Ponte e che dall’altra parte serva avere un’idea precisa di sostenibilità ambientale di quello che noi vogliamo costruire».

Infine, il discorso chiosa sulla sempreverde e paventata mano criminale: «C’è una battaglia da fare senza freni per combattere l’illegalità. Questo è un tema che credo sia sotto gli occhi di tutti: occorre superare la logica degli appalti, dei sotto appalti e subappalti e del massimo ribasso che stanno facendo arretrare i diritti di chi lavora e sono sistemi che permettono anche le infiltrazioni mafiose e malavitose, ed è sotto gli occhi di tutti quello che sta avvenendo. Quando uno dei più grandi processi alla ‘ndrangheta viene fatto a Reggio Emilia e non a Reggio Calabria vuol dire che in questi anni la malavita organizzata si è allargata ed è molto forte».

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