Fa di tutto per ottenere i domiciliari e “fugge” all’ospedale con la madre: la donna è una sconosciuta
Una curiosa vicenda ha interessato il personale del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Adrano. Un uomo di 48 anni è stato tradotto in carcere, per ivi espiare la pena residua a seguito della revoca del beneficio della detenzione domiciliare. Il criminale era stato condannato a pena definitiva m...
Una curiosa vicenda ha interessato il personale del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Adrano. Un uomo di 48 anni è stato tradotto in carcere, per ivi espiare la pena residua a seguito della revoca del beneficio della detenzione domiciliare.
Il criminale era stato condannato a pena definitiva ma aveva ottenuto il beneficio del più favorevole regime della detenzione presso il proprio domicilio con una serie di permessi e autorizzazioni per lamentati bisogni personali, di cui aveva abusato indebitamente. L’uomo ha utilizzato artifizi e inganni per potersi liberamente muovere a suo piacimento nel territorio.
Seppur pensava di essere tanto furbo da riuscire a farla franca, in realtà il criminale era tampinato dagli agenti, i quali hanno sempre provveduto a raccogliere e a trasmettere all’Autorità Giudiziaria competente tutti gli elementi relativi ai diversi abusi, le violazioni commesse e gli artifizi adottati per approfittare dei benefici ottenuti, dimostrando, altresì, l’inconsistenza dei bisogni personali lamentati per ottenere i permessi e le autorizzazioni.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso riguarda un episodio in particolare. Come molte altre volte, il criminale è risultato assente dalla propria abitazione, giustificando l’assenza riferendo di aver accompagnato la madre presso un ospedale di Catania, dove di fatto si era realmente recato, ottenendo certificazione che ne attestava la presenza. I poliziotti hanno appurato che la donna non era affatto la madre, peraltro trovata in casa ad Adrano, ma altra persona per cui l’uomo aveva falsamente dichiarato di esserne figlio (falsa dichiarazione costituente reato in quanto resa al medico incaricato, cioè un Pubblico Ufficiale).
In considerazione degli abusi commessi e dell’indole dimostrata, il Tribunale di Sorveglianza di Catania ha revocato la misura alternativa della detenzione domiciliare e ha disposto al contempo che l’uomo venisse tradotto in carcere dove dovrà espiare la pena residua di due anni e otto mesi.