Casematte a Catania, una Testimonianza della Seconda Guerra Mondiale
Sapevi che una delle testimonianze della guerra mondiale sono le casematte a Catania? Scopri cosa sono leggendo l'articolo!
Le Casematte a Catania, i Bunker Militari della Seconda Guerra Mondiale
I catanesi più anziani ricordano ancora i momenti cruciali della Seconda guerra mondiale; di quel conflitto che ha lasciato il segno in tutto il mondo e non ha risparmiato dai terribili bombardamenti nemmeno la città di Catania. Un evento che ha messo alla prova tutti i cittadini, pronti a non soccombere alla forza del nemico, ma anzi determinati a contrastarla con tutti i mezzi a loro disposizione.
A testimoniare questa forza che ha indotto molti catanesi a non calare la testa, ma anche stavolta a risorgere dalle ceneri, sono ancora oggi la trentina di rifugi collettivi pubblici, sparsi in vari punti della città di Catania, che raccontano un pezzo di quel breve, ma intenso conflitto che ha decimato la popolazione urbana. Ricavate da cave di sabbia rossa o interamente costruite in cemento armato e corredate di impianto elettrico e di bagni, le casematte, rappresentano un documento diretto di quell’evento, che narra le storie di moltissimi catanesi e soprattutto di quei coraggiosi uomini e ragazzi, che all’interno di queste speciali fortificazioni create a prova di bomba e munite di cannoniere, hanno saputo difendere la loro patria e le loro famiglie dal potente nemico, in attesa dell’arrivo degli Alleati.
Anche se molti catanesi non fanno più caso alle casematte sparse per la città e presenti in vari punti del territorio etneo, questi rifugi bellici sono ancora ben visibili e resistono ai segni del tempo, perché incastonati tra palazzi moderni e protetti dalle strutture nuove che sono state costruite intorno. Insomma fanno parte del passato del territorio etneo, ma anche del suo presente!
Da molti conosciute come bunker o garritte, l’orgine del termine “casematte” è curiosa: scoprila continuando a leggere!
Casematte, i Rifugi Bellici dal Nome Particolare
Etimologicamente, il termine “casamatta” deriva dalle parole “casa” e “matta”, utilizzati in un composto per indicare una particolare tipologia di struttura fissa e “finta”, cioè in apparenza simile ad una casa, ma adibita in realtà a tutt’altro scopo. Ecco spiegato il significato dell’aggettivo “matta”, che per alcuni va associato ad un luogo buio e scuro, mentre per altri va collegato al nome “casa”, la cui origine è rintracciabile nello spagnolo alkazaba, parola utilizzata appunto per indicare una fortezza difensiva.
A Catania sono note (o confuse) semplicemente come garritte, termine con il quale si identificano queste storiche strutture di quattro o cinque metri, lunghe sei o sette metri e alte internamente dai quattro ai cinque metri, che oggi sopravvivono in prossimità della facoltà di Agraria, di via Cardì e di via Daniele; nel cortile interno del Liceo scientifico “E. Boggio Lera”; e ancora a Monte Po, a Motta S. Anastasia, a Monte San Paolillo, a San Francesco la Rena e (ovviamente!) al Fortino. Altre casematte si trovano anche al porticciolo Rossi, vicino il Lungomare catanese, sulla scogliera in direzione Aci Castello, alla Piana di Catania; ma anche nei paesi dell’hinterland come Mascalucia, Linguaglossa o in altre località balneari come Castelluccio.
Riflettendoci su, quante volte è capitato di trovarsi in queste zone e di girare lo sguardo per osservare una di queste strutture in pietra, circondate da finestre parallele e quasi sepolte dall’erba e dalla terra circostante? Si, perché le casematte hanno questo potere, di attrarre, incuriosire, ma soprattutto di portare la mente indietro fino al 1943 circa, proprio quando i catanesi li costruirono per il bene della loro amata Catania.
Ritornando ai giorni nostri, però, ci si accorge subito che le casematte sono una risorsa sottovalutata, che dovrebbe essere sfruttata nell’interesse di tutta la cittadinanza catanese.
Come? Prosegui la lettura!
Casematte, una Risorsa Turistica Poco Sfruttata
Basti considerare che, mentre nel mondo è molto diffuso il turismo bellico, considerato appunto un viaggio storico-culturale molto importante, a Catania e dintorni si stenta ancora a crederlo tale e a trarre beneficio dai segni tracciati e resi indelebili da secoli di storia e di conflitti nazionali.
Perché Catania non è fatta solo di Barocco e di pietra lavica, ma anche di tutte quelle testimonianze reali lasciate da chi ha vissuto in prima persona la Seconda guerra mondiale e oggi soffre nel vedere vandalizzati quei rifugi che loro stessi hanno costruito e che li hanno protetti dai proiettili e dalle bombe del nemico. Ed è proprio osservando i volti di quei catanesi veterani che si sono affacciati dalle finestrelle rettangolari e ascoltando le loro interessanti storie sui bombardamenti che si può davvero comprendere il reale valore di questi luoghi storici e iniziare a preservarli, invece di dimenticarli (o deturparli!).