"Catania, teatro in chiaroscuro": ecco come la Rai racconta la città etnea
È andato in onda ieri su Rai5, il documentario dedicato alla città di Catania, diretto da Giuseppe Sansonna. Trasmesso in prima visione alle ore 22:00, & teatro in chiaroscuro& ha raccontato i luoghi più reconditi e gli aspetti più misteriosi del capoluogo etneo attraverso la sto...
È andato in onda ieri su Rai5, il documentario dedicato alla città di Catania, diretto da Giuseppe Sansonna.
Trasmesso in prima visione alle ore 22:00, “Catania, teatro in chiaroscuro” ha raccontato i luoghi più reconditi e gli aspetti più misteriosi del capoluogo etneo attraverso la storia della musica catanese e la sua ricca cultura, raccolta nei secoli.
Come riportato dall’ufficio stampa della Rai, infatti Catania “non è solo quella del lirismo passionale di Vincenzo Bellini, perchè vanta anche una lunga tradizione jazz. Ma c’è anche una curiosa storia rock, incarnata dallo storico gruppo noise degli Uzeda”.
Una narrazione che va oltre quelle classiche, che disegnano la Catania barocca e raccontano i suoi incantevoli luoghi. Quella proposta dal documentario di Sansonna è piuttosto un appassionante viaggio nei meandri delle melodie catanesi, fatte sì di lirica e di alta cultura come quella di Turi Ferro e di Vitaliano Brancati, ma anche della quotidianità scadita da tutte quelle cadenze popolari che si possono ascoltare alla Pescheria e nel quartiere di San Berillo (per citarne solo alcuni). Cadenze spesso preferite al napoletano dai cantanti neomelodici catanesi, ma prese ad unico modello dai bambini di Librino, che, con i loro violini, “rischiarano il grigiore della periferia, attraverso il progetto “Musicainsieme a Librino”, che promuove l’inclusione sociale attraverso l’insegnamento condiviso della musica condotto gratuitamente da alcuni professori d’orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania”.
E poi, mentre tutti parlano di politica, a Catania resta indelebile il ricordo della “intelligenza sorniona e implacabile di Giuseppe Fava, del suo coraggio di giornalista, pagato con la vita”. Un esempio che, come sottolinea il documentario Rai “è seguito da giovani cronisti, riunitisi nello splendore di Palazzo Biscari, desiderosi di fare giornalismo di qualità, senza sentirsi costretti ad abbandonare la propria terra”.