Bruciarono uomo nella sua auto nel 2010: condannati all’ergastolo (NOMI E DETTAGLI)
Il personale della Squadra Mobile (S.C.O.) e del Commissariato P.S. di Adrano hanno dato esecuzione all’ordine per la carcerazione, emesso il 28 ottobre dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte D’Appello di Catania, traendo in arresto i pregiudicati Vincenzino Scafidi (cl.1970) e Nunz...
Il personale della Squadra Mobile (S.C.O.) e del Commissariato P.S. di Adrano hanno dato esecuzione all’ordine per la carcerazione, emesso il 28 ottobre dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte D’Appello di Catania, traendo in arresto i pregiudicati Vincenzino Scafidi (cl.1970) e Nunzio Lo Cicero (cl. 1976), condannati, in via definitiva, alla pena dell’ergastolo perché riconosciuti colpevoli, in concorso tra loro, dei reati di omicidio aggravato, detenzione e porto illegale di arma da fuoco e distruzione di cadavere, in danno di Carmelo Arcoria.
La condanna giunge in seguito ad un’estesa attività d’indagine, avviata il 15 dicembre 2010, scaturita dal rinvenimento di resti umani carbonizzati all’interno di un’autovettura totalmente distrutta dalle fiamme, in contrada Ponte Saraceni ad Adrano. I resti del corpo sono stati ricondotti a Carmelo Arcoria, del quale era stata denunciata la scomparsa presso il Commissariato P.S. di Adrano il 14 dicembre 2010 dalla moglie, la quale aveva riferito di non averlo più visto dal giorno precedente.
La vittima, Arcoria, gestiva una cooperativa che si occupava della raccolta d’agrumi. Dalle investigazioni è emerso che l’uomo era coinvolto in un giro di false attestazioni di giornate lavorative dei braccianti agricoli per ottenere indebite indennità di disoccupazione. Le indagini hanno evidenziato un credito di 5.000 euro che Arcoria vantava nei confronti di Vincenzino Scafidi, col quale intratteneva da lunga data rapporti di lavoro e che il pomeriggio del 13 dicembre 2010 avrebbe dovuto incontrare per discutere della restituzione della somma.
Dall’analisi del traffico telefonico, tra il 12 e il 13 dicembre 2010, sono emersi ripetuti contatti telefonici tra Scafidi e Arcoria, contraddicendo le dichiarazioni rese dal primo agli inquirenti. Una registrazione, inoltre, incastra il pregiudicato poiché si attribuiva, con dovizia di particolari, la paternità del delitto, consumato con la complicità di Nunzio Lo Cicero, anch’egli legato alla vittima da rapporti d’affari. Espletati gli adempimenti di rito i due arrestati, cosi come disposto dall’A.G., sono stati associati presso la Casa Circondariale di Termini Imerese.