Continua il ponte aereo da Sigonella verso gli Stati Uniti per i profughi afghani
La base Nas Sigonella muta leggermente la sua forma, seppur rimane una struttura fortemente militarizzata, con l’installazione di tendoni per la preghiera, visite mediche e punti di socializzazione, oltre a prati in cui far giocare a pallone e correre i bambini, a cui ogni tanto qualche militare si...
La base Nas Sigonella muta leggermente la sua forma, seppur rimane una struttura fortemente militarizzata, con l’installazione di tendoni per la preghiera, visite mediche e punti di socializzazione, oltre a prati in cui far giocare a pallone e correre i bambini, a cui ogni tanto qualche militare si unisce simpaticamente. Il ponte aereo dall’Afghanistan, con scalo nel Qatar, sino alla Sicilia continua ininterrottamente.
Sono scene inedite quelle di queste settimane nella base Nas Sigonella. I volti dei profughi si dipingono di felicità mentre tornano a vivere una quotidianità improvvisamente strappata nella loro patria. Finora sono 4.000 i profughi afghani giunti a Sigonella e molti altri ne arriveranno, con un accordo Italia-Stati Uniti che prevede non rimangano per più di 14 giorni nel Bel Paese.
Chiunque giunga col ponte aereo è sottoposto al test anti Covid: i casi positivi riscontrati sono stati immediatamente isolati e trattati secondo quanto prevede la legge italiana. Per i minori non accompagnati (due al momento a Sigonella, di 14 e 16 anni) rientrano nella lista prioritaria e, una volta giunti negli USA, saranno presi in carico dai dipartimenti del settore.
Il comandante dell’aeroporto dell’aeronautica militare italiana di Sigonella Howard Lee Rivera ha commentato: «È una grande operazione che necessità di un grande apparato che sta funzionando benissimo noi abbiamo la struttura logistica adeguata perché la base è idonea ad accogliere un numero così alto di persone».
Il capitano di Vascello Kevin Pickard, comandante della Nas Sigonella, ha aggiunto: «Non potrei essere più orgoglioso dei miei uomini, è stato un importante sforzo di solidarietà non solo dei militari, ma anche da parte delle famiglie e di associazioni e civili che ci hanno donato aiuti necessari per loro. Ci sono stati dei bambini arrivati con vestiti laceri, senza scarpe e in condizioni igieniche precarie: avevano bisogno di ogni cosa utile alla sopravvivenza».