Omicidio Vanessa: per il presidente Gip il collega non ha colpe, per il Pm occorrono centri riabilitazione

La tragica giornata di ieri, cominciata con la morte di Vanessa e culminata col presunto suicidio dell’ex fidanzato, ha aperto nuovamente la controversia riguardante l’attuale Legge e le rispettive tu...

A cura di Marco D'Urso
24 agosto 2021 15:28
Omicidio Vanessa: per il presidente Gip il collega non ha colpe, per il Pm occorrono centri riabilitazione
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La tragica giornata di ieri, cominciata con la morte di Vanessa e culminata col presunto suicidio dell’ex fidanzato, ha aperto nuovamente la controversia riguardante l’attuale Legge e le rispettive tutele da entrambi i lati. A parlare oggi sono stati sia il presidente dell’ufficio Gip di Catania, Nunzio Sarpietro, che il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro: il primo difendendo l’operato del collega “protagonista” del rilascio dell’ex fidanzato, il secondo esponendo una possibile azione da intraprendere per monitorare i singoli casi prima che diventino fatali.

Il presidente dell’ufficio del Gip di Catania Nunzio Sarpietro ha dichiarato ad Ansa: «Non mi sento di contestare alcuna colpa al collega, ha agito secondo legge: nel fascicolo c’erano anche elementi contrastanti di cui ha tenuto conto, come un primo riavvicinamento tra i due. E anche se lui fosse stato agli arresti domiciliari sarebbe potuto evadere e commettere lo stesso il delitto».

Secondo il Gip Sarpietro le polemiche sulla scarcerazione dell’ex fidanzato sono vane o inapplicabili da un punto di vista prettamente giuridico, poiché ricordiamo che un giudice si basa sulle carte, fatti certi e concreti, e non (come forse qualcuno è portato a pensare) sull’idea generale o la corrente dell’opinione pubblica, sociale o comunitaria.

Il Gip Sarpietro continua: «È difficile controllare tutti gli stalker, noi emettiamo come ufficio 5-6 ordinanze restrittive a settimana ed è complicato disporre la carcerazione perché occorrono elementi gravi e, comunque, non si può fare fronte ai fatti imponderabili». Quale potrebbe essere un’ipotesi d’intervento? Per il presidente Gip: «Un braccialetto elettronico “out” per l’indagato che segnali la sua presenza e, contemporaneamente, un dispositivo per la vittima che emetta segnali acustici e luminosi quando lo stalker viola la distanza impostagli dal provvedimento di non avvicinamento».

Di visione simile ma con una proposta leggermente diversa è il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro: «Occorrerebbero dei centri di riabilitazione con l’obbligo di frequentazione per monitorare gli stalker e tentare, nei limiti del possibile, di recuperarli dai loro disturbi alcuni dei quali legati a problemi culturali e caratteriali. Bisogna provarci, anche perché non sono pochi»

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