Paternò: spacciava in casa con le telecamere puntate sulla via Don Orione facendo insospettire i Carabinieri

I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Paternò, coadiuvati dai colleghi dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia& hanno arrestato nella flagranza il cinquantottenne Salvatore Longo del posto, poiché ritenuto responsabile di detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze...

A cura di Marco D'Urso
27 marzo 2021 19:53
Paternò: spacciava in casa con le telecamere puntate sulla via Don Orione facendo insospettire i Carabinieri
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I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Paternò, coadiuvati dai colleghi dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia”, hanno arrestato nella flagranza il cinquantottenne Salvatore Longo del posto, poiché ritenuto responsabile di detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. L’uomo proteggeva lo spaccio in casa con le telecamere ma gli agenti nutrono dubbi poiché la videosorveglianza è stata posta su strada anziché sull’ingresso dell’abitazione.

Se non avesse installato quelle telecamere per proteggere il proprio business illegale probabilmente avrebbe continuato tranquillamente a spacciare, invece, è stata propria la videosorveglianza a mettere l’illecita attività a rischio. I militari di passaggio in via Don Orione hanno notato le telecamere puntare verso la strada alimentando i loro sospetti su un possibile illecito. Gli agenti hanno proceduto a diversi servizi d’osservazione e pedinamento, cogliendo il momento opportuno per fare irruzione nell’abitazione del soggetto, ponendo attenzione a non farsi riprendere dalle telecamere.

La perquisizione domiciliare degli agenti ha condotto al rinvenimento di 24 dosi di marijuana, per circa 40 grammi, occultate all’interno di un beauty case, un sistema di videosorveglianza, un bilancino elettronico di precisione e il materiale normalmente utilizzato dagli spacciatori per confezionare le dosi da porre in commercio. Droga e materiale sono stati sequestrati mentre l’arrestato è stato relegato agli arresti domiciliari, con l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico, così come deciso dal giudice in sede di direttissima.

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