Musumeci, condanna gli scontri di Catania e chiede una deroga per la chiusura alle 23 dei locali

Le immagini dei duri scontri, avvenuti la sera del 25 Ottobre lungo la via Etnea di Catania, tra manifestanti e forze dell’ordine, hanno fatto il giro del web suscitando il consenso e il dissenso da p...

A cura di Manuela Scuderi
27 ottobre 2020 11:13
Musumeci, condanna gli scontri di Catania e chiede una deroga per la chiusura alle 23 dei locali
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Le immagini dei duri scontri, avvenuti la sera del 25 Ottobre lungo la via Etnea di Catania, tra manifestanti e forze dell’ordine, hanno fatto il giro del web suscitando il consenso e il dissenso da parte di molti.

Quella che doveva essere una manifestazione pacifica dei gestori delle varie attività commerciali e non, contro i nuovi provvedimenti adottati dal governo per la chiusura anticipata alle 18 e in alcuni casi totale, hanno lasciato il posto a fumogeni e bombe carta.

A tal proposito non si è fatta attendere la replica del Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, che nel corso di un suo intervento al TG2 Post, ha condannato gli episodi di Catania. “Dobbiamo evitare la degenerazione, e ogni atto di rabbia e di protesta seppur legittima, non deve trasformarsi in un atto di violenza”, ha detto il presidente.

Nel contempo ha espresso la sua comprensione in merito alle ragioni che hanno portato a questi gesti violenti, esprimendo anche le sue perplessità: “All’interno di una cornice nazionale, – continua Musumeci – i presidenti di regione, devono adottare le misure e tararle in base al dato epidemiologico del proprio territorio. È chiaro che l’ultimo DPCM ci lascia perplessi ad esempio sull’ora di chiusura alle 18 dei ristoranti, delle pizzerie, dei bar proprio quando iniziano a lavorare. Ritengo irragionevole inoltre, la chiusura invece totale di cinema e teatri”.

Il presidente della Regione Siciliana ha quindi esposto la sua proposta: “Ho chiesto al Governo regionale, di proporre a Roma una deroga, una sorta di protocollo a due tra Regione e Governo centrale, per tenere i teatri, cinema e i relativi servizi aperti, a cominciare da ristoranti. Quando il dato epidemiologico ci metterà in condizione non poter più eseguire questa attività, saremo i primi a chiudere”.

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